La Fondazione Manarola come caso studio nella Riserva dello Shouf in Libano

Nel mese di Aprile, la Fondazione Manarola insieme al Parco Nazionale delle Cinque Terre, nelle figure di Gian Carlo Celano (Fondazione Manarola, ndr.) e Matteo Perrone (Parco Nazionale Cinque Terre, ndr.), sono stati ospiti della Riserva dello Shouf in Libano, per mettere a disposizione la propria esperienza nella gestione e manutenzione degli ambienti agricoli terrazzati.

L’incontro si è svolto nell’ambito del Progetto STONErestauro e valorizzazione di sistemi agricoli tradizionali per lo sviluppo economico e la conservazione ambientale della Riserva dello Shouf – sostenuto dall’AiCS (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo) e frutto del partenariato tra la Ong Istituto OIKOS, impegnata in Europa e nei paesi del Sud del mondo nella tutela della biodiversità, e L’Ente Parco.

L’accordo prevede una raccolta e uno scambio di buone pratiche legate al management e alla coltivazione dei terrazzamenti in Libano e in Italia, con il coinvolgimento della Fondazione Manarola in Libano e dei rappresentanti di “Al Shouf Cedar Society” e degli agricoltori libanesi in Italia.

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La Riserva dello Shouf, in Libano, ricopre solo il 5% della superficie del paese, ma è la più grande area protetta dell’area mediterranea del Medio Oriente, nonché la più importante perché fornisce acqua, materie prime, terra fertile e aria pulita. “L’economia di questa regione si è sempre basata principalmente sull’agricoltura, ma il recente fenomeno di abbandono delle aree rurali e l’uso di pratiche agricole non sostenibili stanno danneggiando gravemente i terreni e, di conseguenza, la fragile economia locale” (informazioni disponibili su www.istituto-oikos.org).

In questo contesto di coesistenza tra uomo e paesaggio si colloca l’esempio della Fondazione Manarola, che dal 2014, insieme al Parco Nazionale Cinque Terre, è riuscita a recuperare parte del territorio che era stato abbandonato negli anni, affermando non solo che è possibile la coesistenza tra agricoltura e turismo ma che non c’è turismo duraturo senza cura del territorio.

L’obiettivo è quello di recuperare le aree terrazzate, elemento chiave dell’identità culturale di tutto il Mediterraneo e ridare valore a questa tecnica di coltivazione tradizionale, non solo per creare nuove figure professionali e nuovi posti di lavoro, ma anche per salvaguardare l’ambiente e la biodiversità locale. Questo ragionamento è cruciale tanto per le Cinque Terre, quanto per la riserva dello Shouf in Libano.

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Le Cinque Terre partono avvantaggiate, in quanto possono contare su veri e propri maestri nella coltivazione della vite su terrazzamenti e nella costruzione di muri a secco, opere ingegneristiche eco-sostenibili ante litteram.

In sintesi, l’incontro tra Parco Nazionale Cinque Terre, Fondazione Manarola e Riserva dello Shouf ha permesso lo scambio di saperi e tecniche, facilitando così la crescita e la tutela del territorio.