I protagonisti del recupero del territorio – La storia di Ousmane

Parlare di recupero del territorio è molto facile da scrivere ma non è altrettanto semplice metterlo in pratica. La Fondazione Manarola, vuole dare spazio ai veri “attori” di questa importantissima opera a beneficio della sopravvivenza del nostro fragile territorio.

Ousmane* – Gambia (Africa Occidentale)

Ousmane si siede acconto a noi e subito ci racconta la sua precedente vita in Gambia e quella attuale in Italia.

Ha poco più di vent’anni ed è consapevole che non potrà tornare in Gambia per il momento, perché non sarebbe al sicuro. Prima di lasciare l’Africa, si è rifugiato nelle città più vicine alla sua e successivamente nei paesi di frontiera, ma la scelta finale è stata quella di partire per provare ad avere una vita, possibilmente serena e sicura.

L’arrivo in Italia non è stato facile: alloggi in strutture sovraffollate, mancanza di obiettivi da perseguire, difficoltà nell’ottenere i documenti necessari per iniziare un lavoro e una nuova vita in Italia.

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Nonostante le difficoltà iniziali, Ousmane, giunto a La Spezia, è stato selezionato dalla Caritas come lavoratore idoneo per partecipare al programma di formazione nato dalla collaborazione tra la Fondazione Manarola e il Parco Cinque Terre, incentrato sul ripristino del fragile territorio soprastante le case di Manarola. Al momento sta frequentando una scuola serale a La Spezia, per migliorare le sue conoscenze: “Vorrei rimanere in Italia quindi devo imparare la storia, la lingua, i modi e le leggi“. Riflette su come gli italiani lo hanno trattato fino ad oggi: “Voglio solo ringraziare coloro che ci hanno salvato dal mare e portati qui. Stiamo studiando e vivendo tante esperienze. Penso e spero che in futuro andrà tutto bene”.

Ousmane ci racconta che è stato vittima, purtroppo, di pregiudizi nei suoi confronti. Come sull’autobus: “Nessuno si siede vicino a te (anche se il sedile accanto al tuo è libero, ndr.) oppure si coprono il naso perché pensano che tu sia maleodorante“. Ma non ci fa troppo caso, perché fortunatamente, soprattutto a Manarola, si sente rispettato: “Manarola è bella, davvero bella! “, dice mentre fa una pausa e guarda giù verso il paese, sottostante il terreno nel quale ci troviamo. “Come posso dire, è bella anche per l’umanità che ho trovato. Ousmane dice che qui, a Manarola, anche se non sei ricco, le persone ti rispettano per quello che sei non per quello che possiedi. Questo per Ousmane vale milioni. “Sì, l’umanità [qui]”, annuisce guardandoci. Gian Carlo Celano, responsabile del programma di formazione, è stato molto gentile nei suoi confronti e anche di tutti gli altri ragazzi: “Lui non vede un africano del Gambia, il nero o il bianco, ma osserva semplicemente il lavoro fatto e se qualcosa potrebbe essere migliorato, spiega come fare”.

 Abbiamo trovato brave persone a Manarola; non solo Giancarlo ma tutti i ragazzi che lavorano qui. Ti salutano e ti chiedono come stai, mentre stai lavorando o cammini per la strada e si fermano a parlare un po’ con te “, dice Ousmane. “Se, al posto di una comunità aperta e integrante ne avessimo trovato una chiusa e ostile, sarebbe stato davvero difficile per noi”. “Non mi preoccupo troppo per il futuro” afferma. Anche se al momento non è tutto perfetto, spera di riuscire a costruirsi una vita giusta e serena.

 

*I nomi sono stati cambiati su richiesta degli intervistati per motivi di privacy
**Le interviste sono state svolte da Erica Zwieg e Sara Zoppi, collaboratrici Fondazione Manarola